Cronaca

“Il sindaco muore se non si dimette entro 5 giorni”. intimidazione choc al sindaco di San Giuseppe Vesuviano

Il sindaco muore se non si dimette entro 5 giorni “.Inizia così la giornata lavorativa di ieri, martedì 28 ottobre 2025, del Comune di San Giuseppe Vesuviano. Una vera e propria minaccia di morte è stata recapitata al primo cittadino del comune vesuviano, Michele Sepe, un atto intimidatorio e del tutto meschino trasmesso attraverso un foglio che mostra la sua foto accanto a quella di Padre Pio, nello stile dei manifesti funebri. Il Partito Democratico di Napoli ha condannato duramente quanto accaduto, definendo l’episodio “un atto vile e intollerabile”. In una nota, la segreteria provinciale ha parlato di “una minaccia gravissima che colpisce non solo il sindaco, ma l’intera comunità”, esprimendo piena solidarietà al primo cittadino e alla sua squadra. Ma la solidarietà non si è fermata al solo centrosinistra, anche la sezione locale di Fratelli d’Italia ha espresso vicinanza e sostegno al sindaco, definendo l’episodio “un gesto vile che non deve prevalere sulla democrazia”. Siamo profondamente scossi ma incoraggiamo il primo cittadino a proseguire nel suo lavoro con coraggio, nella certezza che la legalità e il bene comune avranno la meglio”.

La notizia ha scosso e di molto la cittadinanza anche perché la città è reduce di un lungo commissariamento per infiltrazioni camorristiche, prima della salita del sindaco Sepe. Ma il dubbio sul motivo del gesto pervade la mente di tutti, e varie domande sorgono: perché mai un sindaco deve temere per la propria vita amministrando una città? Perché la violenza è ancora vista come un modo per far valere le proprie ragioni?

Ho avuto modo di parlare con il dott. Antonio Borriello, vicesindaco di San Giuseppe Vesuviano, all’indomani della grave minaccia di morte rivolta al sindaco del comune vesuviano, e ha rilasciato un’intervista per RoadTv Italia:

Dott. Borriello qual’è stata la sua prima reazione personale e istituzionale dopo aver appreso questa notizia?

Ero accanto al sindaco nel momento in cui è stato rinvenuto il manifesto minatorio negli uffici comunali di San Giuseppe Vesuviano. La mia prima reazione è stata di profondo sgomento e rabbia, non di paura. Rabbia ma anche delusione. Perché è inaccettabile che, ancora nel 2025, in una democrazia riconosciuta, dobbiamo confrontarci con intimidazioni che tentano di silenziare il cambiamento politico e sociale. Questi uomini, vigliacchi, senza volto, pensano di fermare un progetto di trasparenza e legalità? Lo diciamo con chiarezza: non glielo permetteremo.

Come sta il sindaco, anche dal punto di vista umano?

Il sindaco sta bene. È forte, determinato, perché sa di avere accanto una squadra e una comunità che lo sostengono. L’onda di solidarietà da parte dei cittadini, delle istituzioni e dei colleghi amministratori sta generando energia nuova. Allo stesso tempo, non posso nascondere che è profondamente dispiaciuto per la sua famiglia. Ancora una volta sono loro a pagare il prezzo del suo impegno pubblico ed è una ingiustizia terribile. A loro va il mio abbraccio più sincero.

Secondo Lei, chi potrebbe essere dietro a queste minacce?

Al momento non abbiamo sospetti concreti, solo ipotesi su cui stanno lavorando le forze dell’ordine. Possiamo però dire che il clima politico a San Giuseppe Vesuviano è fortemente teso. Da oltre un anno la nostra amministrazione è sotto un fuoco continuo: centinaia di esposti anonimi, illazioni che si ripetono, iniziative volte a destabilizzare ogni attività. In questo contesto non mi sorprende che qualcuno abbia deciso di passare “al livello successivo”. Questo manifesto minatorio è un segnale gravissimo che impone a tutti di abbassare i toni e alzare la guardia.

Che messaggio vuole mandare a chi pensa che con la paura si possano fermare le scelte di legalità?

Questo gesto non va minimizzato, né visto come il capriccio isolato di un balordo. È una intimidazione politica: la conferma che la direzione intrapresa da questa amministrazione – quella della legge, della trasparenza, del bene comune – è proprio quella che dà fastidio a chi vuole lo status quo. Purtroppo fare politica alle nostre latitudini significa prendersi anche dei rischi. Non si fa per incoscienza: si fa per convinzione. Per stare dalla parte giusta della storia, per stare dalla parte delle tante persone perbene che ci hanno dato fiducia. A questi intimidatori, dico: non riuscirete a fermarci.

Ci sono stati altri episodi di tensione o avvertimenti negli ultimi mesi?

Nessun avvertimento formale che ci sia stato notificato, altrimenti avremmo provveduto immediatamente a denunciarlo. Ma la pressione è reale: da più di un anno veniamo bersagliati da centinaia di esposti anonimi, attacchi tesi a bloccare ogni iniziativa, spesso coinvolgendo non solo amministratori ma anche amici, parenti e conoscenti. Personalmente ritengo che siamo di fronte a un progetto criminale, con una regia unica: confido che la magistratura stia già valutando lo scenario. È in questo contesto che è maturato questo atto vile contro il sindaco.

Infine, da cittadino prima ancora che da vicesindaco: cosa le fa più male in questa storia?

Mi addolora profondamente il fatto che episodi come questo possano amplificare la distanza tra cittadini e politica. Per molti, con giusta ragione, l’impegno pubblico diventa troppo rischioso. Penso in particolare ai tanti giovani che abbiamo in maggioranza consiliare, molti alla prima esperienza politica. Come si sentono oggi? Se anche solo uno di loro si sentisse in pericolo, in difficoltà, avrei la sensazione di aver fallito. Perché la politica è un atto nobile, quando mette insieme le persone per costruire. È però un fallimento quando diventa motivo di timore, di turbamento. E abbiamo tutti l’obbligo – io, l’amministrazione, la comunità – di fare in modo che ciò non accada.

Un sentito ringraziamento al il vicesindaco Antonio Borriello per la disponibilità e per aver condiviso il suo punto di vista su un momento tanto delicato per la comunità di San Giuseppe Vesuviano. Adesso tocca alle autorità fare piena luce sull’accaduto, individuare chi c’è dietro e assicurarsi che minacce del genere non fermino chi, come il sindaco Sepe, lavora ogni giorno per la sua comunità e per difendere i valori di legalità e civiltà.

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