La chiesa dei funerali di Tiziana Cantone è chiusa al pubblico. “E’ volato in cielo un angelo fragile“, dice l’annuncio mortuario pubblicato per strada. Dopo lo scandalo, la messa alla gogna via social network, a Casalnuovo, alle porte di Napoli si sono celebrati in un relativo silenzio le esequie della giovane donna che si è tolta la vita schiacciata dalla pressione.
A ucciderla la vergogna pubblica. Quei video di rapporti sessuali, ingenuamente spediti agli amici su Whatsapp, forse per sfidare il fidanzato; video diventati virali e ripubblicati con leggerezza dai siti di tutto il paese fra sberleffi e accuse di volersi fare pubblicità (“sarà una mossa per lanciare la sua carriera da pornodiva“). Le magliette stampate con le frasi che la ragazza pronunciava. Tiziana Cantone alla fine se ne è andata.
A parlare fuori della chiesa di San Giacomo Apostolo è stata la madre: “Non ha mai fatto la pornostar, non ha mai fatto la escort. Ridatele un po’ di dignità, quella che ha sempre avuto. Io sono la mamma” ha detto la signora Maria Teresa, accettando di parlare alla folla dei giornalisti davanti alla bara bianca della figlia.
Bara bianca come i palloncini bianchi a forma di cuore liberati in cielo all’uscita del feretro. Quattro persone adesso sono indagate per diffamazione: quelle a cui Tiziana aveva mandato in origine i video, quando cominciò questa storia, le stesse persone che poi Tiziana querelò nella sua battaglia giudiziaria riuscita solo in parte.
Ma dietro alla responsabilità personale c’è anche la cultura di tutti. Cultura maschilista: perché a diventare famosa in rete fra gli insulti è stata lei, la ragazza, e non il suo partner. E cultura sessuofoba: tutto si può fare, basta non ammetterlo in pubblico. E la madre lo ripete: “Mia figlia non meritava di morire per la cattiveria umana… Non meritava questo. Grazie, adesso lasciatemi in pace. Grazie a tutti“.
This post was published on Set 16, 2016 11:25
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