Ferdinando Sorrentino e il suo cuore per gli artisti

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L’Arte e la figura del Curatore attraverso le parole di Ferdinando Sorrentino, Dottore in Legge ed Esperto d’Arte

Tutti i bambini sono degli artisti nati; il difficile sta nel fatto di restarlo da grandi. Queste le parole che le labbra di Pablo Picasso hanno pronunciato in onore dell’arte. E c’è chi fa di quest’aforisma un proprio ideale, trasformando il difficile nel suo contrario.
Ferdinando Sorrentino, Dottore in Legge ed Esperto d’Arte, ne è un esempio. Oggi, abbiamo chiacchierato con lui, e ne abbiamo saputo in più sull’Arte e sulla sua figura di Curatore.

Quando e come è nata l’idea di intraprendere il mestiere di Curatore d’Arte?
Nasce un po’ per caso. Sentivo l’esigenza forte di diffondere una certa idea di Arte, per aiutare coloro diretti a intraprendere un cammino che abbracciava la pittura, la scultura, la fotografia attraverso delle collettive d’arte, capaci di suscitare emozioni.

Un curatore, quando pensa di dover dar vita a una nuova mostra, da dove parte? Come sceglie artisti e temi da rappresentare?
Scegliere non è poi tanto difficile, almeno per me. L’importante è il riuscire a dare spazio a persone che già si conoscono. Molti, nell’organizzare le collettive, chiedono contributi anche molto alti; io, invece non chiedo quasi mai nulla se non la volontà da parte degli artisti. Non mi piace discriminare, tant’è che di mostre personali non ne ho fatte quasi mai. Ho organizzato sempre collettive proprio per poter dare spazio a tutti.

Ci sono delle caratteristiche necessarie che permettono di fare il Curatore?
Più che altro credo ci voglia un budget economico abbastanza ampio. Un fondo cassa da cui attingere, poiché l’arte pochi la sostengono; gli sponsor sono pressocché assenti.

Quali sono stati gli eventi da te organizzati?
Gli eventi che ho organizzato come Curatore Artistico ne sono stati molti. Partendo dal Meeting d’Arte Internazionale biennale di Napoli, Non me ne vado, L’arte dint’a’ Legalità Napoli 2019, A’Civiltà Perdut, e molti altri.

Ci sono stati degli eventi tuoi che ti hanno segnato maggiormente?
In realtà, ogni evento è figlio mio. Nessuna differenza, perché in ognuno di loro ho dato il massimo. Anche se Non me ne vado II Edizione, mi ha dato molto. La location era Palazzo Lancellotti, sito in Casalnuovo di Napoli; gli artisti erano tutti giovani e provenienti dall’accademia di Belle Arti di Napoli, accompagnati da Professori Accademici. Insieme al Sindaco di Casalnuovo, il Dott.
Massimo Pelliccia, e accompagnato dalla moderatrice Mariachiara Leone si creò una grandissima sinergia tra artisti e visitatori, creando un connubio perfetto.

Hai riscontrato difficoltà nel tuo percorso, oppure la strada è stata da sempre spianata?
La mia strada non è mai stata spianata. Ci sono state molte persone invidiose che mi hanno messo i bastoni tra le ruote, proprio perché gli artisti mi seguono con passione e ammirazione, visto che sono una persona che non critica, ma che vuole conoscere l’artista. Chi mi ha sempre ostacolato è chi vuole sostenere l’arte solo per interesse personale.

I feedback che ti arrivano come sono?
I feedback che mi arrivano sono sempre positivi.

Se potessi tornare indietro, cambieresti meta?
Assolutamente no. Rifarei tutto daccapo, con la stessa passione e la grinta che ho avuto sin dall’inizio.

Parliamo di “Non me ne vado”. Come nasce l’idea?
Nel Novembre del 2018 fondo l’Associazione Culturale “Non me ne vado”. Nata dall’esigenza di portare avanti un percorso dedicato esclusivamente alle forme artistiche. Premiare gli artisti meritevoli con collettive d’arte personali ed eventi culturali sono gli unici scopi che si prefigge l’associazione.

Perché questo nome all’Associazione?
Il nome dell’Associazione, si rifà puramente al concetto di non andar via dalla nostra terra nativa. Molti artisti sono costretti per necessità, sia di visibilità che economica, a lasciar l’Italia per approdare in paesi esteri. Cerco nel mio piccolo di creare opportunità di visibilità con collettive d’arte e personali, proprio per offrire ai tanti giovani artisti una cosiddetta opportunità.

Ci sono progetti in cantiere?
Sì, ne sono tanti anche se il periodo storico che stiamo affrontando ci frena non poco. Ma lo spirito di iniziativa artistica non ci ha bloccati, tant’è che abbiamo creato insieme a Nunzia Caricchio, Gianluigi Infante, Carmine Maturanza L’arte resta in Pigiama. Un Videozine culturale che mette in risalto per tre minuti, la vita dell’artista in isolamento domiciliare. Questo format dà visibilità esclusivamente all’artista che, anche se chiuso in casa, non riesce a reprimere l’istinto di creare.

Secondo te, cosa bisogna fare in più per diffondere l’arte?
Per incrementare maggiormente le masse, si dovrebbe mettere a disposizione degli artisti, maggiori location espositive, con canali preferenziali per chi studia principalmente arte, come gli studenti dell’Accademia Belle Arti, gli studenti di Beni Culturali e così via, per poi far una lista a coloro che fanno arte amatoriale. Ovviamente, in secondo luogo, per incrementare maggiormente le masse c’è
bisogno obbligatoriamente dei canali che sono aperti a tutti, ovvero i canali social di fama mondiale come Instagram, Facebook, Twitter, tutti spazi che offrono una maggiore visibilità al singolo artista.

Che messaggio intendi lanciare con le tue iniziative?
Il messaggio che intendo lanciare, soprattutto agli artisti italiani, è la pazienza. In questo periodo cosi turbolento, credo che la miglior soluzione sia quella di proclamare la calma generale. Gli artisti devono continuare nel creare materiale non fermandosi minimamente a tutte quelle che sono le situazioni attuali. Creare un enorme bagaglio artistico, aiuterà l’artista stesso, che ora resta in casa, a
guadagnarsi tempo nel futuro, dove avrà subito modo di proporsi in gallerie, in location artistiche e disporre di una vasta collezione personale.

Nutri delle aspettative nei confronti della tua Associazione?
Mi auguro che l’Associazione possa almeno essere riconosciuta in ciò che fa per gli artisti. Spero che lo Stato possa notare che ci sono tantissimi studenti che vogliono fare molto per il loro paese. Perché dico lo Stato? Le Istituzioni? Perché è proprio lì che si deve partire. Se noi artisti, come dice il proverbio napoletano “ce la suoniamo e ce la cantiamo”, non risolviamo niente. Sono le istituzioni che devono aiutarci a portare avanti gli artisti promettenti. Loro devono investire. Loro devono trovare location giuste per ogni singolo artista.

Hai qualcosa da dire agli artisti?
Sì. Agli artisti voglio dire di aspettare; ma soprattutto dico di non spendere soldi. Penso che un artista quotato non debba erogare nessuna cifra; anzi, deve ricevere. Quindi sconsiglio a chiunque artista di spendere soldi in Gallerie, oppure in eventi dove la prima cosa che chiedono è la quota di partecipazione. Ci son tantissime Gallerie d’Arte che cercano artisti senza chiedere nessuna cifra,
forse una quota simbolica ci può stare, ma chi chiede cifre esose, credo che non voglia il bene dell’Italia, ma offre solo la sua speculazione.