Una nuova sentenza della corte di Cassazione ha messo in chiari i rischi che si corrono con un pignoramento del conto corrente in atto.
Le regole fiscali possono nascondere insidie poco conosciute, capaci di colpire anche chi ritiene di essere al sicuro da ogni rischio. La normativa italiana prevede precisi strumenti di recupero crediti che agiscono in modo automatico, lasciando poco spazio alla difesa del contribuente.
Una recente sentenza della Cassazione ha chiarito che il pignoramento del conto corrente è efficace anche se il saldo è pari a zero. Dal momento della notifica, il conto diventa una “scatola vuota” pronta a catturare ogni somma che vi entrerà nei sessanta giorni successivi.
Conto corrente, anche se vuoto può essere pignorato
Lo stipendio, un bonifico a un familiare o qualsiasi entrata viene immediatamente assorbita dall’Agente della Riscossione, senza possibilità di opposizione immediata. La banca, in qualità di terzo pignorato, è obbligata a custodire e versare al Fisco tutte le somme maturate entro quel periodo.
Il riferimento normativo è l’articolo 546 del codice di procedura civile, che impone alla banca un ruolo attivo nella procedura esecutiva. La sentenza n. 28520 del 27 ottobre 2025 ha ridefinito i confini del pignoramento esattoriale previsto dall’articolo 72 bis del D.P.R. 602/1973.

La Cassazione è stata chiara – roadtvitalia.it
Il cosiddetto “spatium deliberandi” non è un periodo di attesa, ma una vera e propria fase di cattura automatica delle somme in entrata. Ogni euro che affluisce sul conto è vincolato e deve essere consegnato all’agente della riscossione, anche se il conto era inizialmente vuoto.
Il vincolo si estende anche ai crediti futuri ed eventuali, rendendo inefficace la strategia di mantenere il conto in rosso per evitare il pignoramento. La Cassazione, quindi, ha rigettato l’idea che un conto incapiente fosse impignorabile, confermando l’efficacia della misura anche in assenza di disponibilità.
I contribuenti possono chiedere la rateizzazione delle somme dovute, con rate non inferiori a cinquanta euro ciascuna, per evitare l’esecuzione forzata. Il pagamento della prima rata sospende il fermo amministrativo e può estinguere le procedure esecutive in corso, se non ancora concluse.
È possibile anche chiedere la riduzione o restrizione dell’ipoteca iscritta, a condizione che siano rispettati determinati requisiti e spese a carico del richiedente. Queste misure offrono così una via d’uscita chiara per chi intende regolarizzare la propria posizione fiscale senza subire conseguenze patrimoniali irreversibili.
La normativa vigente impone attenzione e tempestività, perché ogni ritardo può trasformarsi in una perdita automatica delle somme, presenti o future. Conoscere i meccanismi del pignoramento consente di agire per tempo, evitando che il conto corrente diventi uno strumento di espropriazione silenziosa.
La sentenza della Cassazione rappresenta un punto di svolta, chiarendo che il pignoramento non dipende dal saldo iniziale ma dalla dinamica successiva. Il contribuente deve considerare il conto come vincolato per sessanta giorni, durante i quali ogni entrata è destinata al soddisfacimento del debito.

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