di Maria Stella Rossi – Dopo una settimana dall’inizio dello shutdown statunitense, a livello internazionale non si registrano pesanti e significativi cambiamenti.
La borsa di Milano chiude positiva, mentre la Cina raccomanda agli USA di “garantire la sicurezza degli investimenti cinesi” e di “mantenere la fiducia sui buoni del tesoro americani, perché gli Stati Uniti sono la prima economia del mondo e la più grande riserva di moneta.”
Grande preoccupazione invece da parte del Giappone, uno dei maggiori creditori degli americani. “Che gli Stati Uniti risolvano la situazione di stallo sul tetto del debito!” ha detto Taro Aso, il ministro delle finanze nipponico e l’appello pare essere stato accolto.
Infatti, poche ore fa, Obama ha telefonato allo speaker della Camera, John Boehner, abbattendo in parte, di fronte alle necessità del proprio Paese, il muro dietro il quale si era trincerato il partito Democratico dopo le iniziali richieste dei repubblicani.
Il presidente si è detto ben disponibile ad accettare tutte le richieste presentate nei giorni scorsi, a patto che lo Stato Federale potesse finalmente ripartire. Diversa, invece, la versione del portavoce di Boehner, secondo cui Obama non avrebbe voluto sentir ragioni su possibili negoziazioni riguardanti lo shutdown o l’innalzamento del debito pubblico.
Una storia vecchia di diciassette anni dovrebbe insegnare, perché se è vero che errare è umano, è anche vero che perseverare è tremendamente diabolico e a quanto pare per alcuni dai propri sbagli non s’impara mai.
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08/10/2013
This post was published on Ott 8, 2013 21:06
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