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Caldo estremo e disuguaglianze: Napoli, i quartieri a basso reddito soffrono di più

Le ondate di calore sempre più frequenti e persistenti stanno trasformando le nostre città in distese di asfalto rovente. Ma le disuguaglianze sociali si riflettono anche sul clima? A quanto pare, la risposta è affermativa. A Napoli, ad esempio, c’è una parte della città che “brucia” più delle altre, nel vero senso della parola. È ciò che emerso dal nuovo report di Legambiente che ha rivelato quali quartieri hanno registrato le temperature più torride nell’ultimo decennio: nei quartieri periferici come Ponticelli, Scampia, Secondigliano e Barra le temperature possono essere fino a 4-5 gradi superiori rispetto a zone come Posillipo o il Vomero. Il dato più inquietante non riguarda solo il fattore zone, ma soprattutto la coincidenza tra le zone più roventi e quelle a più bassa estrazione sociale, quartieri dove il cemento domina e il verde scarseggia: secondo Legambiente, in queste aree le temperature medie del suolo nei mesi estivi superano spesso i 46 gradi Celsius, e in alcune zone industriali e logistiche si registrano valori ancora più elevati. A contribuire a questo “forno urbano” sono l’assenza di spazi verdi e l’impermeabile colata grigia che ricopre strade e piazze. Un dato che colpisce e fa riflettere, tanto. C’è da dire poi che in molte zone popolari gli edifici sono vecchi, scarsamente isolati e privi di sistemi di climatizzazione, e chi vive qui spesso non può permettersi l’aria condizionata o, se ce l’ha, la usa il meno possibile per non pesare sulle bollette già alte. Il risultato? Temperature interne che di notte restano alte, impedendo il riposo e mettendo a rischio la salute, soprattutto di anziani, bambini e persone fragili: colpi di calore, disidratazione e scompensi per chi soffre di patologie cardiache o respiratorie sono in aumento. Secondo l’Asl Napoli 1, nelle ultime due settimane gli accessi ai pronto soccorso delle periferie sono aumentati del 18% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Mariateresa Imparato, presidente Legambiente Campania, ha dichiarato al proposito: “Siamo davanti ad un segnale chiaro che la crisi climatica non è più una minaccia futura, ma una realtà quotidiana con cui le città devono già fare i conti, soprattutto sul fronte della salute pubblica e della protezione delle fasce più vulnerabili della popolazione. Davanti a un’estate segnata da ondate di calore sempre più frequenti e impattanti, serve una svolta politica e sociale che metta al centro il diritto alla salute, alla giustizia climatica e alla vivibilità delle nostre città e dei nostri territori. La sfida è grande, ma non possiamo più aspettare: dobbiamo agire ora”.

Ecco come il caldo diventa una questione sociale: colpisce più duramente chi ha meno risorse per difendersi. E in questa Napoli che cuoce a fuoco lento, la disuguaglianza si misura anche in gradi.

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