Il calcio è senza dubbio lo sport più affascinante e seguito del mondo, ma, per i vecchi nostalgici e romantici, quello di una volta è tutta un’altra cosa, e il solo ripensarci fa scendere dal viso una tenera lacrima che fa riaffiorare flashback di un passato ormai remoto. Tanti sono i ricordi del calcio di una volta, a partire dalla schedina del Totocalcio, ormai diventata la nonna della moderna “bolletta”, e Tutto il Calcio minuto per minuto, storica trasmissione di Radio Rai ( già, prima le partite del campionato si ascoltavano in radio, non si vedevano in diretta tv ) grazie a cui tutti erano in trepidazione, tifando con la schedina in mano, sperando in un miracoloso 13. Il calcio spezzatino di oggi è lo specchio della società moderna, abbiamo fame di calcio a tutte le ore e tutti i giorni. Una volta gli appuntamenti erano fissi, le partite iniziavano tutte insieme la domenica pomeriggio escluso il posticipo serale ( avvento degli anni ‘90 ), per non parlare della magia delle coppe, tutte insieme il mercoledì, compresa la Coppa Uefa ( l’attuale Europa League ) e la Coppa delle Coppe. Ecco, a proposito di coppe, e di amarcord: a giorni ci sarà l’assegnazione della Supercoppa Italiana, un trofeo di tutto rispetto, almeno fino a qualche anno fa. Una partita tutta italiana, dove le contendenti sono la vincitrice dello Scudetto dell’anno precedente e la vincitrice della Coppa Italia dove potrebbe giocarsi? A Roma, la capitale? No. A Milano? Neanche. A Napoli? Idem. Si disputerà dal 18 al 22 gennaio in Arabia Saudita, con una formula inedita: quattro squadre che prenderanno parte alla manifestazione, con due semifinali e la finalissima. Il denaro compra tutto, anche lo sport. Lo sanno bene gli Emiri a quanto pare che, dopo l’exploit dei Mondiali in Qatar, continuano a fiutare un enorme business da espandere grazie al calcio, e non si fanno scrupoli ad acquistare con fior di milioni di euro calciatori, dirigenti, allenatori e chi più ne ha più ne metta. Che dire poi del pubblico: sugli spalti degli stadi arabi tantissime persone, ma non comunissimi e appassionati tifosi, solo un gran mucchio di “attori” paganti muniti di bandiere e sciarpe dell’una o dell’altra squadra, pagati per fare il tifo. Tristezza, questa storia fa solo tanta tristezza: per carità, giusto pensare al guadagno, nessuno è Babbo Natale, ma dov’è finito quel senso di puro romanticismo del calcio? Possibile che sia definitivamente morto? Di poche ore fa è la dichiarazione al riguardo di Maurizio Sarri, ex allenatore del Napoli e attualmente della Lazio: “È tutto fuorché sport, andiamo a elemosinare soldi in giro per il mondo. Se il calcio moderno è in questo tipo di evoluzione, sono contento di essere vecchio”. Una dichiarazione che fa riflettere, e tanto. Il montepremi della Supercoppa Italiana è stato suddiviso in 8 milioni per la squadra vincitrice, 5 milioni alla finalista perdente e 1,6 milioni per ciascuna delle semifinaliste perdenti, cifre che di questi tempi fanno gola ad un’industria calcistica quale quella italiana, che ha preso accordi ben precisi con gli arabi: nei prossimi 6 anni si svolgeranno in Arabia Saudita ben quattro edizioni, oltre a quella attuale del 2024, anche nel 2025, 2028 e 2029.
Questo è il calcio moderno, un calcio senza cuore, che piace sempre meno. Personalmente mi manca da morire la genuinità del calcio di una volta, il calcio pane e salame che tanto ci faceva emozionare, ma sono orgoglioso di aver visto quel mondo, e sarò felice di poterlo raccontare un giorno ad un mio possibile figlio.
This post was published on Gen 16, 2024 10:04
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