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I giornalisti precari protestano

I giornalisti precari protestanoDi Angela Marino

L’incontro organizzato da Assostampa napoletana e Fnsi presso l’Hotel Alabardieri di Chiaia per discutere di precariato e disoccupazione è occasione per i rappresentanti del Coordinamento Giornalisti Precari della Campania di manifestare il proprio dissenso nei confronti del Sindacato, che accusano di escludere il Coordinamento dal dialogo, sminuendo dunque la sua voce e le sue attività. I membri intervenuti alla semideserta assemblea accusano, infatti, i vertici del sindacato di voler “parlare del precariato senza i precari”. In mano il volantino della loro “silenziosa” protesta che riportiamo qui.

Il Coordinamento giornalisti precari oggi sceglie di non parlare.

A Napoli stamane i vertici del sindacato nazionale e locale si incontrano per parlare di precariato ma non invitano il Coordinamento. Non lo ritengono capace di portare una testimonianza, non gli riconoscono rappresentatività, storia. Non riconoscono dignità all’unica struttura di base campana che con le sue denunce e le sue assemblee sollecita la discussione sul disastroso scenario regionale. In Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, realtà analoghe alla nostra vengono ascoltate e supportate. In Campania no: prendiamo atto della frattura che si consuma tra il sindacato – oggi rappresentato anche nella sua segreteria nazionale – e i colleghi che supportano il Coordinamento giornalisti precari.

Non parliamo.

ma non rinunciamo a far sentire la nostra voce.

Le due scuole di giornalismo campane che sfornano praticanti ogni biennio in un mercato incapace di assorbirli; la ventilata ipotesi di pseudo-corsi di formazione regionali per i giornalisti; i finanziamenti pubblici non accompagnati da controlli sulle condizioni lavorative nelle redazioni, le invisibili consulte sindacali sul lavoro autonomo non possono essere la risposta all’emergenza occupazionale che ha visto nel corso di un anno morire giornali (Epolis) stati di crisi (Il Mattino); ricorso ad ammortizzatori sociali (Il Roma). Per non parlare delle emittenti televisive in crisi con l’avvento del digitale terrestre.

Attendiamo dal sindacato una mobilitazione forte, ci ritroviamo al muro contro muro tra colleghi; chiediamo al sindacato un supporto e ci troviamo a dover far fronte al silenzio.

Con la vicenda odierna solco scavato tra il sindacato e i precari campani sta diventando irrecuperabile.

CHI È E COSA HA FATTO IL COORDINAMENTO GIORNALISTI PRECARI

Nel  dicembre 2009 un gruppo di giornalisti campani, professionisti, pubblicisti e giornalisti di fatto, ha cominciato a riunirsi spontaneamente per confrontarsi sulle criticità di una professione che oggi più che mai in Campania è funestata da problematiche gravissime quali abusivato, scarsità dei compensi, contratti irregolari o inesistenti, disoccupazione, precariato, estrema difficoltà di accesso alla professione e carenza di percorsi formativi. Nasce così il Coordinamento Giornalisti Precari della Campania, un’associazione che conta oltre 150 iscritti e più di 600 sostenitori su tutto il territorio regionale che ne seguono le attività attraverso il sito internet  e www.cronisti.info e i social network.

  • In un anno e mezzo abbiamo denunciato che il 66% dei giornalisti in Campania si divide tra abusivi, free lance, collaboratori a progetto e stagisti mentre il 23% non ha un’occupazione.
  • Abbiamo constatato che la media delle retribuzioni si aggira tra i 300 e i 500 euro mensili,  con un 37% che guadagna da 0 a 550 euro mentre il 36% non ha remunerazione alcuna.
  • Abbiamo denunciato la pratica illegale di realtà editoriali grandi e piccole che offrono collaborazioni ad aspiranti pubblicisti senza retribuirli, producendo ritenute d’acconto fittizie.
  • Abbiamo presentato un esposto in Procura, denunciando corsi truffa di giornalismo per aspiranti pubblicisti.
  • Abbiamo aperto uno sportello per informare i colleghi su diritti, doveri, questioni legali e contributive.
  • Abbiamo lavorato con gli altri coordinamenti regionali in vista di una futura assemblea nazionale.
  • Abbiamo esortato l’Ordine a vigilare ed intervenire su alcune realtà sospette quali il Corso di Giornalismo Enogastronomico del Suor Orsola Benincasa, equiparato al praticantato, la cui attivazione è stata sospesa.
  • Abbiamo denunciato che il 25% dei professionisti usciti dalle due scuole campane è disoccupato mentre il 52,7% ha un contratto a progetto o di collaborazione occasionale per un compenso che va da 0 a 500 euro.
  • Siamo intervenuti contro l’apertura di un terzo Master di Giornalismo ad Avellino, convinti, come il presidente dell’Ordine Nazionale, che si tratti di una fabbrica di illusioni e di disoccupati.
  • Abbiamo più volte sottolineato all’Ordine e al Sindacato la mancata applicazione in Campania della Legge 150 del 2000 che regola la comunicazione degli enti pubblici.
  • Abbiamo segnalato le irregolarità nei bandi di concorso per l’assunzione di giornalisti in RAI e nella Web Tv del Comune di Napoli.
  • Abbiamo evidenziato la diffusa sensazione di sfiducia verso il sindacato campano:  su 100 giornalisti solo 6 vi sono iscritti.
  • Abbiamo risposto all’invito di inoltrare proposte sia da parte dell’Ordine che del sindacato presentando cinque richieste basilari, tra cui la riduzione della quota di iscrizione all’Assostampa per i disoccupati. Nonostante le promesse, nulla di tutto ciò è stato fatto.
  • Abbiamo esortato i CdR delle redazioni locali e lo stesso sindacato a mobilitarsi per uno sciopero che richiami l’attenzione sulle problematiche del precariato. Richiesta inascoltata, fino a quando il sindacato ha deciso di appropriarsene.
  • Infine, ci è stata assegnata dal Comune di Napoli  la gestione di un bene confiscato alla camorra nel quale svolgere iniziative e progetti, offrendo sostegno a tutti i giornalisti sul territorio, invitandoli a contribuire alla lotta per un sensibile miglioramento della condizione dei precari.

Coordinamento Giornalisti Precari della Campania

Redazione Desk
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Questo articolo è stato scritto dalla redazione di Road Tv Italia. La web tv libera, indipendente, fatta dalla gente e con la gente.
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