Chi di noi non è ancora a conoscenza del fatto che a Napoli lavorò il Vasari? Chi di noi, ancora, non ha visitato lo splendido soffitto dell’ex refettorio, della sacrestia olivetana, nella rinascimentale chiesa di Sant’Anna dei Lombardi a via Monteoliveto? I giorni delle festività natalizie sono i momenti ideali per eleggere il turismo d’arte e cultura tra le priorità non solo dei turisti ma, soprattutto, dei cittadini ignari delle ricchezze offerte dalla propria città.
La sacrestia del Vasari (ex refettorio) è un’opera totalmente affrescata da Giorgio Vasari e deve essere ritenuta come la traccia di Rinascimento fiorentino più importante presente nel capoluogo partenopeo. La sacrestia del Vasari è collocata sul fondo della navata centrale della chiesa e all’interno della quarta cappella sulla destra. L’ex refettorio è suddiviso in tre quadranti, con affreschi allegorici dedicati all’Eternità, alla Fede e alla Religione.
Gli affreschi nella sagrestia furono commissionati dai frati olivetani ed eseguiti dal Vasari nel 1545, con l’assistenza del toscano Raffaellino del Colle. Insieme agli affreschi suddetti furono commissionati al grande del Rinascimento fiorentino anche i due trittici attualmente conservati al Museo di Capodimonte e al Museo Diocesano, ovvero quelli della Caduta della manna e la Cena in casa di Simone. Originariamente i due trittici erano presenti sia nella controfacciata sia nella parete di fondo del refettorio.
Il refettorio divenne sacrestia nel lontano 1688: qui, ad accompagnare gli affreschi del Vasari, furono riposte le tarsie quattrocentesche di Fra Giovanni da Verona, già esistenti e presenti nella precedente sacrestia. La presenza del Vasari a Napoli fu motivata dalla sua enorme fama, acquisita in seguito alla realizzazione dei suoi capolavori a Firenze e a Roma. Aristocratici ed ecclesiastici partenopei furono conquistati non di meno dalla incredibile velocità di esecuzione delle opere, che inoltre, a differenza di quelle michelangiolesche, richiedevano compensi minori. Il Vasari lavorò a Napoli solo per due anni e cioè dal 1544 al 1545, ma ebbe commissioni dal viceré spagnolo don Pedro di Toledo e dai cortigiani più importanti della capitale del Sud.
Nell’insieme la chiesa oltre le opere del Vasari raccoglie quelle di Guido Mazzoni, Antonio Rossellino, Benedetto da Maiano, Giovanni da Nola, Pedro Rubiales, Giovan Domenico Vinaccia, Bartolomeo e Pietro Ghetti e rimane un’attrazione artistica e storica assolutamente da vedere.
This post was published on Dic 23, 2014 17:00
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