In seguito alle indiscrezioni sul caso dell’ospedale di Ancona, di sospetta diagnosi di Ebola a una paziente nigeriana, ci sembra opportuno tranquillizzare la collettività con la notizia secondo la quale nei laboratori dell’Okairos, insieme con l’Irbm Science Park e il CEINGE di Napoli, è stato sintetizzato il primo vaccino italiano contro l’Ebola.
A Pomezia, in provincia di Roma, il presidente di Okairos il professor Riccardo Cortese e dell’equipe di ricercatori impegnati nel progetto, fanno sapere che è iniziata la produzione di massa che l’industria farmaceutica Gsk, che ha comprato il brevetto, sostiene. Il progetto di ricerca per la creazione di un vaccino anti-ebola iniziò 14 anni fa con un modello di ricerca e sviluppo non convenzionale. Sulla base di questo successo, fa sapere il professore, sarà possibile produrre vaccini anche per altri morbi, come quello dell’Epatite C, della Malaria, dell’Influenza Umana, dell’Aviaria, della Tubercolosi. Okairos sviluppa quei vaccini che non funzionano con l’induzione degli anticorpi ma su una logica genetica.
Gli allarmismi in seguito a una possibile diffusione dell’epidemia in tutta Italia vengono sedati non solo con la smentita secondo cui la nigeriana è affetta da malaria e non da Ebola ma con questa importante vittoria apportata dalla ricerca scientifica italiana. Ci tiene a precisare Cortese che il successo italiano è un primato mondiale e che non è una mera sperimentazione, come nel caso texano di Zmapp. Cortese fa sapere che è stato sintetizzato e prodotto il vaccino, reso disponibile alla produzione di massa, e consumabile da chi ne avesse bisogno. Cortese vuole ringraziare Piero Di Lorenzo che ha impedito la chiusura dell’Irbm e finanziato, con gli uomini e l’iniziativa del Cnr, un progetto considerato una chimera.
Il vaccino ha avuto l’ok delle organizzazioni internazionali di sanità e il panico mondiale può dirsi scemato.
This post was published on Set 12, 2014 13:23
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