“Come fanno a vendere la pizza a 4-5 euro?”. Flavio Briatore, in un video sui social, rintuzza le critiche di chi ritiene esagerati i costi nella sua catena Crazy Pizza. E spiega che si giustificano con i costi delle materie prime di qualità, oltre che per le tasse e il costo dei dipendenti. Ma a Napoli non ci stanno e dicono che una margherita di qualità può essere venduta a prezzi contenuti.
Sergio Miccú, presidente dell’Associazione Pizzaiuoli Napoletani, spiega: “Il problema non è a quanto si venda la pizza con l’astice blu ma a quanto sia giusto vendere una margherita o una marinara con ingredienti di qualità”.
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“La pizza – ricorda Sergio Miccú, presidente dell’Associazione Pizzaiuoli Napoletani – ha contribuito a sfamare intere generazioni superando le crisi più dure che la città ha vissuto. Dalla guerra al colera. Ma oggi si tratta di un piatto. Perciò le classiche conservino anche il valore della tradizione. Quelle cosiddette da chef che diventano un’altra cosa possono anche vedere prezzi diversi”.
Nel locale di Briatore la pizza più classica costa 15 euro, la bufalina 25, la Pata Negra 65. “Ma per tenere i prezzi così bassi, che ingredienti usate?”, dice Briatore contrattaccando dopo gli attacchi ricevuti per i costi delle pizze. “Cosa ci mettono dentro questi signori? Pagano stipendi, affitti, ingredienti, gas, luce, ammortamenti…o ne vendi 50 mila o ci sta qualcosa sotto che non capisco”, aggiunge.
This post was published on Giu 20, 2022 17:14
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