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Napoli, la città dello stereotipo (VIDEO)

Quando lo stereotipo smette di essere una qualità offensiva e diventa una virtù.

di Dario Garofalo

Pare che il popolo napoletano, o almeno, una parte di esso, riesca a sublimare con orgoglio le generalizzazioni che subisce traendone un’immagine positiva, o, forse, è semplicemente bravo nell’auto psicoterapia da mascherare abilmente e con il sorriso la propria caricatura.

Nello specifico parliamo della statua di Dante Ferretti che da qualche mese torreggia nei suoi quattro metri d’altezza nei pressi del lungomare “liberato”, a Piazza della Vittoria di Napoli. Rappresenta in sintesi un fornaio, con tanto di pala, grano sotto al braccio, sacco di farina fra i piedi, “panzetta” sotto al grembiule, un elmo a scodella ed un gonnellino borchiato a panini. Stando ai pareri riscontrati online la statua ha suscitato reazioni discordanti fra i napoletani.

Dante Ferretti, scenografo da Oscar di Macerata, ci vede così: Con qualche chilo in più ad osservare l’oceano, “o’ sole e o’ mare, a’ pizza e o’ mandulino, o’ babbà e o’ café”, la sintesi di chi non vuole altro che ridurci a semplice meta turistica, gente allegra con pochi grilli per la testa pronta a servire e riverire, i padroni di casa perfetti, quelli che danno tutto.

Le statue, le iconografie, da sempre rappresentano le anime dei popoli; le immagini si specchiano nella retina e prendono forma nel cervello, distillando la loro essenza nel subconscio, e così, dai modelli di forza dell’Ercole Farnese, di bellezza come le Veneri, di solennità come le statue dei Re di fronte Palazzo Reale, siamo passati all’ufficializzazione del “pizza e mandolino”. Dalla Napoli difesa strenuamente e riconquistata con eroismo da Re Ferrandino siamo passati alla Napoli che permette sempre, sdogana, cancella, ed in cui non rimarrà nulla al di fuori del Caos.

Forse, le rimostranze dei napoletani contrari alla statua nascondono nel fondo il timore della perdita di grandezza della loro città, quando, in un ipotetico futuro, gli archeologi invece di ritrovare modelli di forza, bellezza ed autorealizzazione mitica troveranno modelli di fanfaronaggine ed obesità, di chi, in perenne attesa di qualcosa, è diventato incapace di costruirsi il futuro da solo.

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This post was published on Giu 17, 2013 11:28

Giuliana Gugliotti

Nasco in Ottobre, prima del tempo. Mi resta addosso l'ansia di fare, negli anni imparo che la fretta è cattiva consigliera. Odio le approssimazioni, amo Napoli, l'odore dei libri e le cose ben fatte.

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