Il Sottopalco Caffè Letterario OntheRoad ospita Maurizio De Giovanni e il suo ultimo lavoro, “Gelo”, in una serata piovosa e fredda. Quasi ad annunciare l’ingresso dell’ispettore Lojacono, col bavero alzato del cappotto. E invece al suo posto Maurizio De Giovanni, in “tenuta da scrittura”, accolto da Anna Copertino, giornalista di RoadTv e voce del Caffè Letterario OnTheRoad, nato in collaborazione con il Marotta&Cafiero Store ed il Teatro Bellini, rappresentato da Daniele Russo quale padrone di casa nonché interprete di alcuni brani del libro. L’evento è arricchito dalla presenza della Letizia Vicidomini e dall’attrice Tina Femiano, altra interprete di alto calibro per le parole dell’autore.
Il libro si intitola “Gelo per i bastardi di Pizzofalcone” ed è ambientato in una Napoli cupa e nera. Maurizio De Giovanni subito spiega il perché del titolo, ispirato dalla domanda di Anna Copertino, adducendo una motivazione originale e nuova, confermando l’originalità quale elemento fondante della sua scrittura, presta ad un genere letterario troppo facilmente influenzabile da cliché di maniera. La motivazione dell’autore è quella che il gelo costituisce un elemento di rottura in una città come Napoli per due motivi: il primo motivo è quello più semplice, legato al clima e alla vicinanza del mare; il secondo è quello più sottile, legato alla natura umana del microcosmo napoletano, una città che fa della socialità e del contatto tra le persone la sua più chiara dote, flagellata da un freddo che invece di unire in un caldo abbraccio “scioglie” i corpi e le coscienze, tenendo i cittadini chiusi in casa per conservare il calore tra le mura, a causa della mancanza di sintonia, a dirla come lo scrittore, tra i partenopei e il freddo pungente, sia fisico che morale. L’omicidio è dunque per l’autore l’unione sola e unica che può fronteggiare il gelo, la peggiore e la più terribile e così mirabilmente incastra il suo noir, in una Napoli ignota e affascinante.
Perché non scrivere di una Napoli contemporanea? La domanda nasce con un rumore di fondo e, come una stilla su di un sasso tanto può che riesce a scalfirlo, così fa la questione posta all’autore in uno dei tanti salotti letterari a cui partecipa, quasi una sfida a misurarsi con un’epoca diversa e distanziarsi dalla calda coperta degli anni ’30 del commissario Ricciardi. Lo scrittore non può fermare l’impulso creativo, costruendo la figura dell’ispettore Lojacono, un poliziotto siciliano “trapiantato” a Napoli dalla sua Agrigento, dal carattere ruvido e schivo,inasprito anche dalla vicenda che lo ha portato all’esilio: un’accusa mai provata, ma nella sua terra stigma non riscattabile, di collusione con la mafia. L’operato di Lojacono inizia ne “Il metodo del coccodrillo”, in cui opera in una città a lui nuova, e arriva nel “Gelo” attraverso l’unione con i suoi compagni di sventura, quei bastardi conosciuti nel secondo volume della saga e che già con lui hanno attraversato il “Buio”. I bastardi, quelli che affiancano Lojacono: la sua squadra. Sono bastardi perché ciascuno di essi, a proprio modo, ha una macchia come il loro leader e come il commissariato di Pizzofalcone. De Giovanni ci tiene a precisare che la sua squadra è composta di uguali, e che il suo Lojacono è primus inter pares, conduttore ma non capo del suo gruppo: un insieme, eterogeneo ma unito, di entità estremamente complesse e che, per ammissione dello stesso “creatore”,non sono docile creta da plasmare ma sono schegge durissime, impazzite, che seguono un proprio corso indipendente dalla sua volontà, sono come i figli, in cui ci riconosce ma di cui non si può, per fortuna, avere controllo totale. Ciò che affascina dell’autore è la sua capacità di scomparire davanti alla sua opera, tra le pieghe delle pagine e di dare risalto ai suoi “figli” proprio come Romano, uno dei bastardi, un omone enorme che riesce ad essere invisibile nei tagli di una città spigolosa e chiaroscurale come la Napoli gelida del romanzo. Dopo il serrato dibattito tra l’autore, la scrittrice Letizia Vicidomini e la moderatrice Anna Copertino, con interventi anche da parte di un pubblico presente ed interessato, il momento della lettura dei passi del libro da parte di Tina Femiano e Daniele Russo dà colore e forma a momenti intensi della vicenda narrata nel libro, così come la lettura, da parte di Maurizio, di uno dei suoi racconti, aggiunge l’emozione ad un incontro foriero di spunti e ricco di interesse come di consueto al CaffèLetterario OnTheRoad.
This post was published on Gen 23, 2015 17:16
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