Con le comodità del ventunesimo secolo, molte pratiche artigianali stanno via via scomparendo. Travolte dal concetto della facile e veloce accessibilità a qualsiasi prodotto e dai ritmi frenetici della vita, le attività manuali sono sempre meno diffuse. Comprare un abito, ad esempio, è ad oggi molto più immediato che doverlo cucire per conto proprio, mentre, fino a qualche decennio fa, molti preferivano rimettere a nuovo e sfruttare indumenti preesistenti nel proprio armadio.
Sembra che l’interesse negli ultimi anni sia calato a tal punto che molte attività commerciali del settore della sartoria artigianale sono state costrette a chiudere o ricollocare le proprie sedi, da esempio il quartiere Vomero, a Napoli, dove hanno chiuso diverse mercerie, anche storiche come Ghiggi e Abronzino, lasciando nel quartiere solo pochi punti di riferimento per il cucito, come la merceria Regina.
In controtendenza alla chiusura delle mercerie storiche, su internet invece si delinea un interesse in crescita per il cucito, come dimostra l’aumento di ricerche sull’argomento e di acquisti online di materiali sartoriali, non solo nei confini italiani, ma in tutto il mondo.
A cavalcare questa improvvisa attenzione, vi sono stati diversi content creators sulle varie piattaforme social che tramite video tutorials hanno velocemente raggiunto numeri consistenti di followers.
Da emblema sull’argomento c’è Micarah Tewers, influencer americana che è passata da 19 milioni di visualizzazioni a 49 milioni in meno di 6 mesi sul suo canale YouTube, dove posta video tutorials in cui cuce abiti, spesso riutilizzando materiali come tende e lenzuola.
Interessante anche l’evoluzione del canale Paperstxrs, che è stato aperto poco prima dell’inizio della pandemia, cogliendo poi in pieno nell’ultimo anno questa improvvisa onda di interesse e salendo velocemente a più di 100mila iscritti e più di 3 milioni e mezzo di visualizzazioni.
Questo aumento repentino di attrazione verso l’arte del cucito va curiosamente di pari passo con i primi lockdown, svelando forse come le possibili cause per tale processo possano essere state l’instabilità finanziaria, il desiderio di combattere la noia e soprattutto l’esigenza di evitare gli sprechi causati dalla fast fashion. Dunque, questo nuovo trend potrebbe indicare un auspicabile cambio di rotta anche nelle attività commerciali del prossimo futuro, riportando in auge le mercerie delle nostre nonne.
di Emilia Della Rotonda
This post was published on Ott 25, 2021 13:18
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