Forti delle approfondite analisi in merito al Sistema Mercadante e a come esso abbia influito sul recente lavoro ministeriale che ha condotto al declassamento del Teatro Bellini di Napoli, capiamo bene come i ragionati proseliti dell’attuale Direzione del Teatro Bellini siano finalizzati tutti affinché l’enorme consenso culturale e della società civile napoletana e meridionale partecipi della battaglia per la sua difesa e conduca a un accorato ricorso contro il più che probabile “corrotto” operato del Ministero dei Beni e delle Attività culturali.
Quest’ultimo ha, in base al Sistema Mercadante e alle relazioni che intreccia tra politica clientelare, imprenditoria e lavoratori asserviti, “ritenuto escludere” il Teatro Bellini di Napoli “dal novero dei TRIC (Teatri di Rilevante Interesse Culturale). Tale decisione è (…) in evidente contrasto con il percorso” che il Teatro stesso ha intrapreso nel corso degli anni con strategie attente, innovative e avanguardiste, volte a conquistare e consolidare sempre più ampie quote di mercato all’interno dell’orizzonte esteso della prosa classica, della drammaturgia contemporanea, della danza internazionale. Il Teatro Bellini è divenuto in questo modo un punto di riferimento polifunzionale, un laboratorio dove ad essere sperimentato e rielaborato è la concezione stessa del teatro, un catalizzatore integrato con il territorio, le sue aspettative e le sue esigenze, nei comparti della formazione, della produttività, del consumo e della ricreazione.
“Questo lavoro è stato, negli anni, premiato dal pubblico, in crescente aumento“, riscontro che motiva a sua volta il Teatro a impegnarsi in una crescita transitiva, un dialogo dove suggerimenti e conferme ricollocano il pubblico in un ruolo attivo e dialettico. Il mancato riconoscimento da parte del Ministero dei Beni e delle Attività culturali di tutto ciò e degli alti standard che lo eleggono a TRIC, prima che qualsiasi parametro e commissione giudicatrice sia stata, addirittura, ideata, pongono il declassamento del Teatro Bellini di Napoli come il sintomo più rappresentativo di un sistema che non funziona e che inficia le condizioni di possibilità della cultura di alta qualità in Italia.
L’11 marzo scorso la Direzione del Teatro ha incontrato il pubblico e gli addetti stampa delle più diverse testate regionali e nazionali, per sottolineare come il declassamento del Bellini abbia una (in-)visibile ricaduta sociale e inaugurato una pericolosa tendenza che mette a rischio il futuro della efficiente struttura sociale ed economica che il Teatro Bellini ha stabilito con la partecipazione della società civile napoletana. A schierarsi con il Bellini, contro l’irresponsabile e non coerente scelta del Ministero, sono stati molti tra i protagonisti della cultura nazionale e internazionale. Tra questi ricordiamo Angelo Curti, Tony Servillo, Alessandro Gassmann, Emma Dante, Arturo Cirillo e i soci di Teatri Uniti.
Come già intravisto in precedenza la Direzione del Teatro Bellini di Napoli deve arrivare a coscienza che la lotta contro il declassamento è in realtà un ricorso contro un intero sistema paese. Il Teatro Stabile di Genova già sta lavorando a un aspro ricorso contro le scelte del Ministero Franceschini, l’adesione affratellata a quest’ultimo non può che rafforzare il fronte in difesa della parte sana e produttiva del paese in materia di arte e cultura.
This post was published on Mar 13, 2015 12:32
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