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Il Festival di Sanremo: tra tradizione e innovazione

L’11 Febbraio inizierà la 75esima edizione del Festival di Sanremo – nato nel 1951 – che si svolge da sempre nella “città dei fiori”

Sanremo è sicuramente uno degli eventi più significativi e di riferimento per la musica italiana.

Ma anche un vero e proprio fenomeno culturale. Nel corso degli anni, ha saputo infatti adattarsi ai cambiamenti della musica e della società, con una metamorfosi – da vetrina decisamente tradizionale a spettacolo più dinamico e moderno – che ha permesso di sfornare canzoni che, pur mantenendo intatto il legame con la storia musicale del paese, sono specchio di nuove tendenze sociali, culturali e politiche.

Al di là della discutibile gara tra artisti, ogni edizione del festival, riesce ad esprimere infatti le trasformazioni della società italiana nel tempo: riflette le mode e le influenze musicali correnti, mostra le tensioni tra tradizione e innovazione, e rappresenta un osservatorio privilegiato per comprendere l’evoluzione  – o l’involuzione – della musica (e della cultura) popolare italiana.

Dagli anni ’50, quando il Festival era dominato da melodie romantiche e canzoni d’autore, fino ai successivi cambiamenti degli anni ’80 e ’90, con l’introduzione di sonorità più pop e rock, Sanremo ha saputo catturare le evoluzioni stilistiche in corso, trasformando la musica italiana in un riflesso di una società in continua evoluzione.

In particolare negli ultimi decenni il festival, cartina al tornasole del nuovo panorama musicale, si è arricchito di nuove sonorità e influenze internazionali, facendo emergere artisti che si confrontano con un mondo musicale sempre più globale e mescolano influenze trasversali con la tradizione italiana, dando vita a generi estremamente diversificati. Senza mai perdere però il carattere nazionale e una forte identità culturale, che gli permettono di continuare a mantenere un forte legame con il pubblico.

A Sanremo, infatti, molti artisti propongono canzoni che rielaborano in chiave moderna la tradizione, cercando di portare in scena nuove narrazioni, nuove storie e nuovi linguaggi: con il successo di generi come la trap, il rap, l’elettronica – che parlano soprattutto ai giovani – ma anche un ritorno alla canzone d’autore, alla quale si sono affiancate nuove forme di espressione musicale.

Uno degli aspetti più interessanti di Sanremo – fatte salve le molteplici e dovute considerazioni critiche – continua a essere però la possibilità di farsi conoscere da parte di giovani artisti che mescolano diversi generi e linguaggi musicali. Nuovi talenti che altrimenti avrebbero una limitata visibilità e un pubblico necessariamente di nicchia, e che attraverso innovazioni sonore, nuove tendenze e cambiamenti culturali possono segnare – e hanno già segnato – delle vere e proprie svolte nella musica italiana, contribuendo alla creazione di un panorama musicale sempre più variegato.

Basterebbe pensare a Vasco Rossi che – pur arrivando ultimo in gara – nell’82 con il suo linguaggio crudo e diretto e con una singolare sensibilità poetica, ha attratto generazioni di giovani, impattando in modo rivoluzionario sul panorama musicale italiano. E ha creato un significativo precedente per chi – voce fuori dal coro – viceversa poteva finalmente trovare spazio su un palco tradizionalmente vetrina di canzoni melodiche: una rivincita del rock come forma espressiva che ha avuto come recenti epigoni i Maneskin (tra l’altro assurti a star giovanili anche a livello internazionale e globale).

O anche a due artisti di epoche differenti come Lucio Dalla e Mahmood, che con percorsi e modalità molto diversi tra loro, con sonorità strumentali e vocali e linguaggi sperimentali innovativi, hanno rotto gli schemi della tradizione sanremese. La loro musica – mix di melodia mediterranea, pop, jazz, R&B e sonorità mediorientali – ha aperto la strada a una musica crossover, più libera e personale, caratterizzata da estrema creatività e freschezza, e di grande respiro internazionale.

E ancora dagli anni 2000 ad oggi, artisti come Elisa, Tiziano Ferro e Marco Mengoni – dotati di puro talento e forte identità, ma anche di grande sensibilità artistica e personale – hanno saputo reinventare la musica italiana attraverso arrangiamenti e collaborazioni professionali innovativi, che hanno portato a integrare la grande melodia con sonorità meno convenzionali e influenzate da tendenze globali.

Si potrebbe dire che Sanremo, pur tra mille critiche e polemiche, attraverso la creatività, la personalità e la specifica visione musicale di questi artisti, è diventato un laboratorio di inediti percorsi musicali – spesso non immediatamente compresi e apprezzati – che hanno allargato i confini della cultura musicale italiana.

E’ l’auspicio di tanti anche per questa nuova edizione del Festival.

This post was published on Gen 27, 2025 11:07

Mario De Finis

Docente, formatore e autore di testi in ambito universitario. Credo che promuovere insieme una cultura inclusiva e di pace, ispirata da amicizia e solidarietà, possa cambiare la vita e la storia. A partire dai giovani e dai più fragili.

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