Matteo De Laurentiis, cugino di Aurelio presidente del Napoli e produttore della serie Tv ‘Gomorra’, è indagato per favoreggiamento al clan Gallo, in quanto avrebbe pagato il ‘pizzo’ per effettuare le riprese nella villa (sequestrata – ndr) del boss Francesco Gallo. I fatti risalgono al 2014 e ieri la Cassazione ha accolto il ricorso della Procura di Napoli, contro il ‘no’ alle misure cautelari. Pertanto, all’esito delle motivazioni della Cassazione, probabilmente bisognerà rivalutare la possibilità della sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza, finora esclusi in capo al De Laurentiis, e delle esigenze cautelari paventate dalla Procura e concretantesi nella richiesta dell’applicazione del divieto di dimora in Campania con contestaule obbligo di presentazione alla P.G. nel luogo di residenza (Roma).
Indagati erano anche il location manager della società di produzione ‘Cattleya’, Gennaro Aquino, il produttore Gianluca Arcopinto e tre vigili urbani di Torre Annunziata. Quest’ultimi avrebbero accettato una mazzetta di cento euro per chiudere una strada e facilitare le riprese della serie Gomorra. Anche per loro cinque la Procura di Napoli aveva fatto ricorso, ma quest’ultima è stata rigettata dalla Suprema Corte.
Il commento della casa di produzione, in una nota ufficiale, è stato il seguente: “Cattleya prende atto della decisione in materia cautelare emessa dalla Corte di Cassazione nella nota vicenda verificatasi durante le riprese di “Gomorra“. Si può solo rilevare che tale provvedimento risulta in contrasto con le due decisioni assunte dal gip del Tribunale del Riesame di Napoli, che avevano rigettato le richieste di misure cautelari nonché la richiesta del procuratore generale, che ha sostenuto addirittura l’inammissibilità del ricorso proposto dal pm. Ogni opportuna valutazione va però rinviata al momento della lettura della motivazione, riaffermando comunque la posizione di totale estraneità di Cattleya, identificata parte offesa nei reati contestati e che si costituirà pertanto parte civile nel corso del processo”.
“Nella qualità di difensore di fiducia del Sig. Matteo De Laurentiis, preciso che la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli non ha mai richiesto gli arresti del mio assistito bensì solo ed esclusivamente l’obbligo di presentazione alla P.G. nel luogo di residenza (Roma) e il contestuale divieto di dimora nei territori delle Regioni Campania, Calabria, Puglia e Sicilia. Pertanto, allo stato, la Suprema Corte ha soltanto annullato l’ordinanza del Tribunale del riesame che aveva, come il GIP, escluso sia le esigenze cautelari, sia i gravi indizi di colpevolezza, con rinvio per nuovo esame che giammai si potrà concludere con l’applicazione di una misura cautelare, come gli arresti, mai richiesta dalla stessa Procura”.
This post was published on Mar 12, 2015 12:02
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