Caivano (Na), una cittadina che da tempo finisce spesso al centro delle cronache locali per la forte presenza della criminalità organizzata che controlla strade e piazze. Un triste primato, purtroppo: qui la camorra non è solo un nome che fa paura, è una presenza che si sente, si respira, si vede. All’ormai tristemente famoso Parco Verde poi il potere criminale ha messo radici profonde, approfittando di povertà e abbandono istituzionale, senza nascondersi. Al clan Ciccarelli, guidato (seppur dal carcere) da Antonio Ciccarelli, alias “Tonino ’a munnezza”, si affiancano vari “cani sciolti”, criminali che si muovono fuori dalle regole tradizionali dei clan, molti dei quali sono giovani cresciuti in contesti di illegalità e che vogliono “farsi un nome” da soli e che spesso sono persino più pericolosi. Tutti comunque sempre a caccia di nuove reclute, e in un territorio dove la disoccupazione è altissima, la promessa dei soldi facili continua a essere una trappola seducente.
Ma non tutto è perduto. Proprio al Parco Verde, accanto all’ombra della camorra, sta crescendo anche una rete fatta di chi non si arrende: associazioni, parrocchie e volontari che ogni giorno provano a restituire un pezzo di futuro a chi crede di non averne più. Tra queste realtà spicca sempre di più l’Associazione “Un’infanzia da vivere Odv”, che già dal nome dice tutto: ogni bambino ha il diritto di vivere davvero la propria infanzia, senza paura né violenza. Non un ente “freddo” o distante, ma una grande famiglia composta da educatori, volontari, cittadini e genitori che lottano per offrire uno spazio libero e protetto dove i bambini possano crescere. Qui si organizzano laboratori creativi, attività sportive, momenti di ascolto e tanto altro. Ma soprattutto, si dona presenza, una cosa che, oggi più che mai, sembra diventata un lusso raro.
Bruno Mazza, founder di “Un’infanzia da vivere”, ha trasformato la sua storia in una speranza per i bambini del quartiere, ed ecco l’intervista che ha concesso per RoadTv Italia:
Buongiorno Bruno, partiamo con una domanda secca: come nasce l’idea di “Un’infanzia da vivere”?
L’Associazione nasce nel 2008, dopo che ho scontato dodici anni di carcere. Ero un adolescente del quartiere, senza prospettive per il futuro e senza infrastrutture o realtà che potessero aiutarmi a distogliere lo sguardo dall’illegalità. Una volta uscito, dal quarto piano di via dei Tulipani, dove abitavo allora e vivo tuttora, osservavo i ragazzini del quartiere fare le stesse cose che facevo io alla loro età. Da lì è nata in me l’idea di fare qualcosa per loro: creare un’alternativa, un’opportunità che li aiutasse a non ripetere i miei stessi errori.
Qual è la missione principale dell’Odv e cosa significa, per te, “restituire l’infanzia” ai ragazzi del Parco Verde?
La missione principale è quella di dare ai ragazzi dei punti di aggregazione sani, e diversi da quelli avuti per anni. Siamo riusciti, grazie al sostegno di Fondazione con il Sud, a riqualificare più dell’80% di spazi abbandonati che la nostra generazione non è riuscita a vivere: abbiamo installato giochi, altalene, playground. La nostra missione si può riassumere così: dare ai bambini una spensieratezza e un’osservazione diversa dell’illegalità attraverso giochi e regole.
Caivano è spesso associata a cronaca e degrado. Qual è invece la realtà che vivi tu ogni giorno con i ragazzi?
La verità è che spesso ci troviamo in difficoltà a causa dei grandi nuclei familiari del Parco Verde. Per fare un esempio, nel 2024 abbiamo iniziato la distribuzione del banco alimentare aiutando 52 famiglie; oggi, a distanza di appena un anno, il numero è quasi raddoppiato, arrivando a 94 famiglie a cui forniamo beni di prima necessità.
La vostra attività “disturba” inevitabilmente il reclutamento di nuove leve criminali … temete possibili minacce?
Eh … diciamo che ad esempio il “sistema” ad ottobre 2021 incendiò e distrusse due dei nostri veicoli che ci permettevano di accompagnare i bambini oltre il Parco Verde e con cui riuscivano a portarli al mare con i genitori, o sul Vesuvio. Con questi mezzi riuscivamo anche a fare “affido culturale” portandoli ad esempio nei musei … cose che a quanto pare hanno dato fastidio. Grazie però al sostegno del 15° Cerimant di Padova e dal 10° di Napoli abbiamo avuto in donazione dall’Esercito alcuni veicoli che abbiamo subito usato per poter portare i ragazzi a fare vela, escursioni, un campo estivo di 15 giorni al Lido Golia con circa 40 famiglie.
Quanti ragazzi seguite oggi e che tipo di attività offrite loro?
Attualmente, oltre alle 94 famiglie di cui ti parlavo e che seguiamo per i beni di prima necessità, organizziamo anche diverse attività: doposcuola, laboratori di cucina, ludoteca e molto altro. Da circa un mese, inoltre, abbiamo inaugurato una sartoria sociale gestita da tre nonne, tre mamme e tre figlie, che realizzano borse e oggetti tessili. Abbiamo già ricevuto un importante ordine dalla Fondazione Futura di Milano, che ha richiesto 100 borse e 100 shopper in tessuto: saranno esposte a metà novembre, durante una mostra nel capoluogo lombardo, con il marchio della nostra sartoria, “Made in Caivano – un filo di speranza”, per trasmettere l’arte della sartoria e dell’artigianato.
Abbiamo poi attività sportive come calcio e basket, oltre a un orto sociale all’interno del Parco Verde: i prodotti che coltiviamo vengono poi utilizzati nei nostri laboratori di cucina.
Quali sono i prossimi obiettivi dell’Associazione?
Di sicuro realizzare una cooperativa sociale di categoria B: a Caivano abbiamo 6000 abitanti e di cui 1127 bambini e adolescenti (tra questi un numero massiccio di coloro che non hanno superato la quinta elementare). Quindi l’obiettivo è quello di offrire la formazione grazie anche ad un progetto di codice rainbow sostenuto dal Qualifica Group con cui siamo andati a formare delle mamme e papà del territorio sia nella pulizia degli interni ed esterni ed in più 6 potatori del verde. La cooperativa sociale che andremo a formare si chiamerà “Nessuno resti solo”, nome che grazie al sostegno di Fondazione per il Sud rappresenta il murales delle due bambine realizzato nel 2022 qui al Parco Verde.
Nel luogo dove per molti l’infanzia finisce troppo presto, Bruno e i volontari di “Un’infanzia da vivere” continuano a seminare fiducia e opportunità. Perché Un’infanzia da vivere è questo: una promessa mantenuta, ogni giorno, in un quartiere che vuole finalmente tornare a crescere dal basso, con coraggio e speranza. Ad maiora Bruno, ad maiora Un’infanzia da vivere, ad maiora Caivano.
This post was published on Ott 13, 2025 10:00
Il regista e protagonista sarà al Cinema Pierrot martedì 9 dicembre, mentre Susy Del Giudice…
Debutta al Teatro Serra di Napoli “Artatamente” la compagnia degli allievi dello spazio flegreo, con “Quei…
Dal 6 dicembre al 3 gennaio il Comune di Napoli porta in città una serie…
Venerdì 5 dicembre, il testo pluripremiato “Vizita” conclude la terza edizione del progetto “il Teatro…
Il gruppo art rock pubblicherà a inizio dicembre il debut album dal titolo “A Room…
La presentazione domenica 7 dicembre nel parco borbonico del Vomero I Musei nazionali del Vomero ospitano,…