Di pochi giorni fa è la notizia di una nuova indagine della Procura della Repubblica di Napoli su presunti abusi sessuali ai danni di due dipendenti di un noto albergo della città partenopea, avvenuti in più occasioni e in diverse aree della struttura, tra cui ascensori, stanze di servizio, ripostigli e spogliatoi. Le due donne, assistite dagli avvocati Amedeo Di Pietro e Danilo D’Andrea, hanno presentato un esposto accusando due colleghi, all’epoca dei fatti in posizioni dirigenziali, di molestie e violenze sessuali protrattasi nel tempo; nella denuncia entrambe avrebbero anche riferito di essere state costrette al silenzio per via della propria condizione economica, e quindi di essersi trovate in una condizione di vero e proprio ricatto.
A supporto delle loro parole poi, hanno presentato alle forze dell’ordine anche foto e messaggi whatsapp recuperati dai loro cellulari.
Ora, a seguito delle accuse, la proprietà dell’albergo ha licenziato i due indagati e le forze dell’ordine, coordinate dalla Procura, stanno approfondendo la vicenda, verificando anche l’eventuale esistenza di altri episodi analoghi all’interno della stessa struttura ricettiva.
La denuncia è arrivata dopo alcuni anni di vessazioni psicologiche e fisiche, e a quanto pare il ritardo sarebbe dovuto perchè avrebbe scatenato, secondo il racconto delle lavoratrici, una reazione minacciosa da parte di uno degli indagati: “Se mi licenziano te ne devi andare via da Napoli”, avrebbe detto l’uomo. La più giovane delle due in più ha riferito di aver sofferto attacchi di panico e forti crisi emotive, al punto da tremare e far cadere un vassoio di bicchieri solo per aver sentito la voce di uno dei presunti aggressori.
Ora toccherà agli inquirenti far luce su questa vicenda oscura e donare giustizia a queste due donne. Legge alla mano, il Codice delle Pari Opportunità (art. 26) prevede la possibilità di denunciare molestie e discriminazioni sessuali sul lavoro: “Sono considerate come discriminazioni anche le molestie, ovvero quei comportamenti indesiderati, posti in essere per ragioni connesse al sesso, aventi lo scopo o l’effetto di violare la dignità di una lavoratrice o di un lavoratore e di creare un clima intimidatorio, ostile, degradante, umiliante o offensivo”, ma nella pratica il sistema giudiziario è lento e spesso poco sensibile, le cause durano anni e le vittime si ritrovano a combattere da sole, con scarse tutele economiche e psicologiche.
Il fenomeno delle molestie sul lavoro emerge a fatica, soprattutto a causa della paura e del senso di colpa, ma ciò che fa rabbia si riassume in una semplice domanda: perché? Perché ancora oggi esiste il patriarcato in una società civile e culturalmente elevata come la nostra? Perché una donna a lavoro o in altri contesti è considerata ancora un oggetto sessuale e non una risorsa al pari di un uomo? Il problema ha delle profonde radici culturali, si pensa ancora che certi comportamenti possono essere tollerati, giustificati. Molte vittime, proprio come nel caso appena citato, raccontano di essere rimaste a lungo in silenzio, ingabbiate in un contesto lavorativo che non lascia vie d’uscita. “Avevo bisogno di quel lavoro. Dovevo mantenermi. Dovevo restare zitta”, sono frasi ricorrenti nei racconti di chi trova il coraggio di parlare.
E allora quando si potrà festeggiare la tanto agognata parità di genere a tutti gli effetti? La palla passa ora alla giustizia per il caso dell’hotel, e alla coscienza di tutti noi per eventuali casi futuri.
This post was published on Lug 16, 2025 16:30
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