di Andrea Stella
Parlare della figura dell’Editore è la parte più difficile di questo viaggio nell’ editoria italiana. Chi è e cosa fa l’editore, apre un ventaglio sconfinato di situazioni perdendo i contorni con estrema facilità. Secondo la Treccani l’Editore è una “persona o azienda che fa stampare e pubblicare libri, giornali, opere musicali ecc., curandone la distribuzione e la vendita e assumendosene gli utili o le perdite”, definizione sulla quale si può concordare e dalla quale possiamo far partire il nostro ragionamento. La confusione nasce nel momento in cui il punto di partenza tra i singoli Editori non è lo stesso, in quanto gli investimenti, gli utili e le perdite, sono differenti se si hanno altre principali attività, se si hanno finanziamenti pubblici o esterni, se si ha accesso o meno a determinati canali (e quando questi canali vengono aperti e chiusi da pochi singoli Editori).
In Italia, poi, la suddivisione in categorie degli editori rasenta il ridicolo. La prima grande distinzione è dovuta al fatturato, che spacca in due il mondo editoriale in maniera netta ma con una logica discutubile. Il parametro di riferimento viene quantificata in 10 milioni di euro di fatturato, sopra la quale si definisce grande editoria e al di sotto media/piccola. Così un’associazione che pubblica libri per piacere senza scopo di lucro o una piccola ditta individuale è accomunata a colossi dell’editoria che hanno pubblicazioni in cima alle classifiche di vendita. In un calderone che confonde e nasconde le vere dimensioni delle aziende del settore finisce la micro editoria e quella enorme, confusione che evidentemente non giova a nessuno o non più almeno. Bisognerebbe rivendicare stesse regole per tutti, o se vogliamo mantenere dei distinguo è necessario creare tavoli da gioco differenti, con regole idonee e potenzialità su misura per le diverse realtà in campo.
Ad esempio per accedere a finanziamenti e agevolazioni si deve avere una certa struttura societaria, o una ditta individuale paga tasse in maniera più corposa di una associazione. Questo comporta che un libro simile realizzato da queste differenti realtà, se ha lo stesso prezzo non porta un guadagno uniforme, ma varia di situazione in situazione. Però poi queste realtà vengono trattate allo stesso modo nelle fiere, nella distribuzione e nella promozione. Si dovrebbero favorire canali differenziati a seconda delle dimensione di ognuno. Il micro editore deve smettere di parametrarsi e di volersi comportare come il grande editore, e questi ultimi non possono fagocitare ogni spazio di mercato, lasciando aree dedicate alla vera piccola e media editoria che oggi è a loro quasi esclusivo appannaggio, anche se viene raccontata in diversa maniera.
This post was published on Gen 30, 2020 12:08
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