“La scuola tradita”, come è nata l’idea di scrivere questo libro?
E’ nata molto dalla mia storia. Da 52 anni ho sempre vissuto in una scuola. Prima come alunno, poi come volontario nelle Scuole della Pace della Comunità di Sant’Egidio, poi come insegnante di scuola superiore e, negli ultimi 8 anni, come dirigente scolastico. In questi anni ho incontrato tantissimi ragazzi, adolescenti e bambini. Questo libro è una riflessione nata proprio parlando con i più giovani ed è dedicato soprattutto a loro.
Perchè “la scuola tradita”. Da chi è stata tradita?
L’attuale scuola italiana nasce dall’impianto costituzionale. Per Piero Calamandrei era un organismo costituzionale essenziale a garantire la vita dello stato democratico,perchè attraverso la scuola i ragazzi dovevano imparare ad essere cittadini. Oggi invece, a seguito di tante riforme fatte più per propaganda politica, o come prodotto di una visione individualista e antidemocratica della società, la scuola è stata snaturata.
Questo tradimento della scuola e delle sue finalità è anche un tradimento delle giovani generazioni. La scola non è più pensata in risposta alle loro esigenze, ma a quelle di una società che li vede già adulti e competitivi.
Secondo Lei, il problema delle giovani generazioni è la mancanza di una scuola adeguata?
No, la negazione progressiva della scuola ai ragazzi è solo una parte del problema. Papa Francesco riferendosi all’Italia parla di “inverno demografico”: non si fanno più figli e siamo uno dei paesi più vecchi del mondo. Gli alunni diminuiscono al ritmo di 120 – 140mila ogni anno, esprimendo plasticamente un Paese che ha paura di sperare nel futuro e nei suoi giovani. Un tempo la famiglia si formava come effetto della nascita dei bambini. Oggi, al contrario, prima si cercano delle “sicurezze”: casa, lavoro stabile, una certa quantità di risparmi e di beni di consumo. Insomma la priorità è per se stessi e alla fine o è troppo tardi per avere dei figli o si rinuncia ad averli per poter consumare per se stessi, per non dover affrontare sacrifici.
Le baby gang rappresentano un’emergenza educativa?
In generale, c’è un’emergenza educativa. Poi le etichette “baby gang, paranze”, eccetera sono un prodotto dei mass media che crea nell’immaginario collettivo lo stereotipo del ragazzino minaccioso. In realtà i bambini e gli adolescenti esprimono una profonda domanda di essere educati, di avere come interlocutori adulti seri, non sempre accondiscendenti, ma capaci di ascoltarli e farsi carico delle loro difficoltà.
Di fatto, questo accade pochissimo. La scuola, una delle poche agenzie educative rimaste, è stata lasciata sola. Le famiglie sono in grave difficoltà con le generazioni più giovani, mentre altre istituzioni, come ad es. gli oratori e le parrocchie, hanno un impatto molto minore rispetto ad anni fa.
Ma a Napoli c’è il “Patto educativo” …
Una bella iniziativa ma anche una scatola vuota. Colpisce che sia nato senza coinvolgere le scuole, chiamate solo in un secondo momento. La verità è che le scuole sono ancora l’unico luogo dove bambini e adolescenti trascorrono tantissimo tempo e tanti anni della loro vita. Le scuole, inoltre, hanno una relazione importante anche con le famiglie. Non è possibile pensare ad un progetto educativo escludendo le scuole.
Allora per “la scuola tradita” non c’è speranza?
Al contrario. Le scuole sono ancora ricche della risorsa più importante per il futuro di un paese: i giovani. Bisogna solo alzare lo sguardo e accettare un confronto con loro rispettoso, senza stereotipi di comodo e, soprattutto, disinteressato. In questo modo, forse, anche la vecchia Italia ricomincerà a guardare al futuro con speranza.
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