martedì, Marzo 19, 2024
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Le recensioni di Homo Scrivens – Perdita di tempo

Comincia sulle pagine di RoadTv Italia una rubrica dedicata alle recensioni fatte dagli autori della casa editrice ‘Homo Scrivens’

di Paquito Catanzaro

Un romanzo spigoloso. È senz’altro questo il modo migliore per recensire P.T. Perdita di tempo, il nuovo libro di Al Gallo edito da Homo Scrivens per la collana Dieci. Protagonista della storia – un noir arricchito da una componente ironica che rende ancor più piacevole la storia – è Ignazio Settesoldi, un disonesto intrallazzatore in grado di creare empatia col lettore fin dalle prime battute.

«Ignazio Settesoldi» dichiara l’autore «è l’alter ego di molti: chi non ha mai desiderato poter infrangere le regole e scappottarla. Gli esempi in letteratura si sprecano. Su tutti: Saramago e Stevenson. Ignazio è, soprattutto, l’homo novus del crimine 2.0, quello composto da colletti bianchi e insospettabili, che sfuggono allo stereotipo del criminale tout court». Un personaggio costretto a fare i conti col proprio passato – il suo vero nome è Gennaro Tilgher e il suo passato presenta più di un’ombra – e con un poker di donne (due mogli e altrettante figlie) a lui devote, ma in modo assai differente e non sempre convenzionale.

«Le donne di Ignazio hanno caratteri peculiari» continua l’autore. «In ognuna, c’è un tratto comune: amano lo stesso mascalzone! Sono eroine venute su da sole, un po’ come contraltare di Re Leone (soprannome del protagonista, ndr), ma anche come suo specchio. Perché funziona così bene il rapporto sentimentale? Non credo che gli opposti assoluti si attraggano. Sotto ci sono sempre delle affinità elettive». Un autentico labirinto quello creato da Al Gallo.

Una storia che alterna piani narrativi – si ricorre al flashback spesso e in modo molto consapevole – e location che vanno dal profondo sud della Spagna alla periferia di Napoli. Un labirinto nel quale il lettore potrà piacevolmente perdersi fino al colpo di scena che conclude l’opera. Un evento che spiazza ma lascia soddisfatti e che, spera l’autore, apra a una riflessione. «Talvolta il male è vicino, più di quanto crediamo. Si nasconde nel quotidiano, nell’apparenza. E talora, veste davvero Prada».

Redazione Desk
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