martedì, Marzo 19, 2024
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Corruzione: Italia maglia nera in Europa

 La corruzione ci costa 230 miliardi l’ anno secondo un recente studio europeo. Triste primato per il nostro paese.

Corruzione: i dati allarmanti 

La corruzione rimane un male del nostro paese. A confermare, ancora una volta, questa piaga sociale è lo studio pubblicato dal gruppo dei Verdi europei basato sulle analisi condotte dalla ong americana RAND per il parlamento europeo, relatrice la deputata 5 Stelle Laura Ferrara.
La corruzione, in termini assoluti e non in percentuale al Pil, fa perdere ogni anno 236,8 miliardi di ricchezza, circa il 13 per cento del prodotto interno lordo, pari a 3.903 euro per abitante. Aumenta lo sconcerto quando l’ analisi appena pubblicata si sofferma sul fatto che le risorse così sprecate potrebbero da sole risolvere le maggiori emergenze sociali del nostro paese. A mero titolo esemplificativo si pensi  alla sanità pubblica in cui la perdita di ricchezza dovuta alla corruzione è pari a oltre una volta e mezza il budget nazionale stanziato per essa; alla disoccupazione con 16 volte gli stanziamenti per contrastarla; oppure sugli investimenti sull’istruzione che con quei soldi potrebbero essere più che triplicati. Infine, se questi 237 miliardi fossero distribuiti agli italiani basterebbero per dare a oltre il 18 per cento della popolazione 21 mila euro l’anno.
Questi numeri, se raffrontati alle situazioni contingenti degli altri paesi europei, ci permettono di comprendere meglio il quadro della situazione e delineare uno scenario abbastanza drammatico. Ed infatti, se vogliamo prendere le mosse dalla Francia e dalla Germania ci possiamo render conto della grave piaga di cui in commento. In Francia la corruzione costa 120 miliardi di euro ( il 6 per cento del Pil) mentre in Germania costa 104 miliardi di euro (il 4 per cento del Pil). Da un punto di vista complessivo  l’Unione europea perde per corruzione 904 miliardi di euro di prodotto interno lordo. Per ben capire: porre fine alla fame del mondo costerebbe 229 miliardi; fornire educazione primaria a tutti i bambini dei 46 Paesi più poveri del globo 22 miliardi; 4 miliardi per eliminare la malaria; 129 miliardi per offrire acqua pulita e fognature a tutti gli esseri umani.

Al contrario, un virtuosismo etico, morale e giuridico su questo delicato aspetto lo si nota in Olanda ove vale solo lo 0,76 per cento del Pil (circa 4,4 miliardi di euro), oppure Danimarca e la Finlandia, 4 miliardi entrambe, rispettivamente il 2 e il 2,5 per cento del Pil mentre nel Regno Unito il 2,3 per cento, ovvero circa 41 miliardi di euro.

 La corruzione in Italia

La corruzione, specie dopo Tangentopoli negli anni novanta, è divenuto un fenomeno endemico all’ interno della nostra società. Tale reato, la cui parvenza già era visibilmente narrata nel libro neorealista di Moravia “Gli Indifferenti”, ha sempre indotto il legislatore a punire il corrotto e il corruttore. Non solo, ma i comportamenti antecedenti e susseguenti ad essa sono previsti come dolosi (si pensi alle turbative d’ asta col fine di aggiudicarsi appalti, alle frodi in pubbliche forniture, ai finanziamenti illeciti ai partiti pubblici) e ciò ha di fatto provocato un meccanismo abbastanza pericoloso in quanto da un lato si è alterato il gioco politico e dall’ altro vi è stata la produzione di beni scadenti o inutili con un annesso costo  di produzione eccessivo. La conseguenza  pratica è stata una inefficienza dilagante e l’ azzeramento della concorrenza in vari settori. Esempio lampante fu la costruzione della linea Metro di Milano in cui prima di Tangentopoli il costo a km era di 300 milardi mentre dopo lo scandalo fu quello di 150 ergo, se dei mascalzoni non avessero rubato soldi, Milano avrebbe avuto non 3 linee di metropolitana ma ben 6.

Come proposto da molti magistrati per contrastare la corruzione bisognerebbe estendere la concorrenza sul mercato a più persone creando interessi contrapposti che si bilanciano tra loro visto che in Italia vi sono poche imprese che hanno rapporti esclusivi con la P.a  operanti in stretto contatto tra loro divenendo, di fatto, impossibile creare interessi contrapposti.

Altra questione riguarda il problema in sede giudiziaria di questa condotta criminosa. Ed invero, oggi le condanne per corruzione si attestano generalmente su pene che, tra sospensione condizionale o affidamento in prova ai servizi sociali, non comportano l’ effettiva espiazione in carcere. Un esempio paradossale, volendo fare un raffronto europeo, ci proviene dalla Finlandia. In Finlandia ogni 100 mila abitanti vi sono più condanne per corruzione rispetto al nostro paese con una pena maggiore. Quindi in Italia o si vive bene oppure ci sta qualcosa che effettivamente non va nella macchina giudiziaria. Ed infatti, spesso la corruzione si annida in un sistema impenetrabile come il crimine organizzato poiché tali organizzazioni gestiscono i mercati illegali, pertanto, bisogna immaginare un tavolo a 3 gambe tra clan, politiche e imprese dove si decidono il pizzo e le tangenti di guisa che, la corruzione, viene a galla soprattutto attraverso indagini sul crimine organizzato con lo strumento delle intercettazioni.

Tuttavia per ottenere risultati duraturi nel tempo non basta solo l’ intervento dello Stato attraverso un effettivo e concreto intervento penale sulla durata della pena ( al momento risulta poco efficace l’ aumento nei massimi della pena  e non nel minimo)  ma sarà necessario un diffuso impegno culturale visto che nel nostro paese si assiste ad una cultura della legalità per  più aspetti incerta.

Paolo Esposito
Paolo Esposito
Mi chiamo Paolo Esposito ed ho 29 anni. Sono di Napoli e ho conseguito la laurea in Giurisprudenza Lmg 01 presso la Facoltà Federico II di Napoli e un Master di II livello in Diritto Penale e Criminologia sempre presso la stessa facoltà. Una volta conclusi i miei studi, ho svolto la pratica forense presso 2 importanti studi legali nell’ ambito civile e penale( species penale bianco) e un tirocinio formativo presso la Prefettura di Napoli nell’ ambito di Interdittive Antimafia e Protocolli legalità . Tali esperienze mi hanno permesso di poter approfondire e implementare le conoscenze pratiche e teoriche su aspetti giuridici di fondamentale importanza. Nondimeno dai tempi del liceo ho coltivato la passione per approfondimenti in tema di attualità e su aspetti critici del mondo del diritto. Attualmente collaboro in uno studio legale occupandomi di tematiche involgenti gli aspetti del diritto di famiglia e la disciplina del condominio. Il mio motto è’ “Fai ciò che devi, succeda quel che può “.
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